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I tassi a lungo termine guidano una potenziale fase risk-on
05. November 2023, by Mario V. Guffanti
Technical Analysis, Italian
Dopo una veloce discesa iniziata a fine ottobre, l’indice S&P 500 nelle ultime cinque sedute ha avuto un sorprendente recupero tornando più o meno agli stessi livelli e riguadagnando la posizione un poco sopra la sua media mobile a 50 giorni. Questo movimento non è casuale, ma è circondato da una serie di indicatori e dati macro che nel breve termine sono al momento favorevoli.
Guardando il grafico sottostante, possiamo notare che il motore che ultimamente condiziona i movimenti rialzisti e ribassisti all’interno della curva azionaria dell’indice S&P500, è quello dei tassi sui Treasury decennali. Possiamo infatti vedere che i movimenti sono correlati negativamente (al salire dei tassi, nel riquadro in basso, l’indice azionario, che si trova nel riquadro in alto, scende – e viceversa).
Il violento rialzo dei tassi che è partito verso il 10 ottobre al livello del 4,5%, ha poi trascinato al ribasso l’indice azionario. Arrivato alla resistenza, soprattutto psicologica, del 5%, il tasso ha ripiegato generando un’onda di impulso rialzista sull’indice azionario.
Studiando meglio il posizionamento dell’indice S&P 500, possiamo notare che i prezzi hanno raggiunto la parte superiore del canale ribassista a breve termine (linee tratteggiate rosse). Lo stesso canale è poi contenuto all’interno di un canale rialzista di medio termine (linee tratteggiate blu), dove il prezzo è recentemente rientrato.
Un altro dato interessante è che il prezzo si trova in una zona attorno all’area 4350/4400, dove si è creata verso metà ottobre una zona di congestione che fa un po’ da resistenza. Cruciale sarà quindi il movimento dei prezzi nelle prossime settimane per capire se ci sarà abbastanza forza per superare la zona in questione e quindi uscire dal canale ribassista di breve termine.
Se andiamo a guardare l’andamento del respiro del mercato attraverso una verifica di quanti titoli dell’indice sono attualmente al di sopra della media mobile a 200 giorni, possiamo vedere nel riquadro inferiore del seguente grafico, che abbiamo avuto una forte reazione intorno alla zona del 25%. È un livello che ha fatto da supporto anche in altre occasioni (ma che però è stato seguito da un successivo minimo ribassista – si vedano le zone con il cerchio di colore blu), ed è vicino all’importante zona del 10%, raggiunta dal mercato in situazioni estreme.
Per avere una continuazione di questo trend rialzista di breve termine sul mercato azionario, è necessario che ci sia almeno una temporanea stabilizzazione sulla curva dei tassi. È possibile (e direi anche sano), che anche il livello dei prezzi dell’indice azionario si stabilizzi, magari con un momentaneo indebolimento seguito da una successiva ripresa: l’ultima gamba rialzista, presenta sulle candele orarie alcuni gap, cioè, sono presenti dei vuoti di prezzo tra una candela e l’altra dovuti al veloce rialzo: ci sono due “buchi” attorno a 4.260 e 4.340. In genere, il prezzo “torna” verso i livelli di gap per “chiuderli”. Non è una regola da seguire, ma comunque un punto di attenzione. Riporto a titolo di esempio un grafico dell’indice S&P 500 con candele giornaliere dagli inizi di giugno. Le aree verdi indicano la chiusura del gap fatta dai prezzi nel periodo successivo. Quelle rosse invece, la mancata chiusura. Potete ben vedere che siamo in un rapporto di 5 a 1 fra chiusure e mancate chiusure del gap. E nell’ultima settimana se ne sono formati altri due (è probabile che, in base alla piattaforma che usiate, non sempre i dati di gap coincidano. I due livelli che ho precedentemente indicato sono quelli del future quotato al CME – per un’analisi delle tendenze di breve periodo vi suggerisco di guardare i post pubblicati giornalmente sul nostro sito da James D. Touati - the “Wolf of Zurich”). L’importante, comunque, è la tenuta dell’ultimo minimo attorno a 4100.
Il tutto è in ogni caso legato all’andamento dei tassi che hanno una zona di supporto a 4,5% e la successiva a 4,35%. Il dato macro relativo al rallentamento della crescita dell’occupazione americana di venerdì è stato anche lui un ottimo catalizzatore per questo movimento, in quanto fa pensare ad una politica più accomodante da parte della banca centrale americana.
Se guardiamo le curve dei principali futures sulle obbligazioni (Treasury USA, Bund tedesco, OAT francese e BTP italiano), possiamo notare che i prezzi hanno superato la banda superiore di Bollinger, la media mobile a 50 giorni, ed il precedente massimo di metà ottobre. L’oscillatore RSI è sopra 50 e si sta avvicinando verso il livello di ipercomprato, Il MACD, ad eccezione del mercato americano, ha superato la zero line. Ma è ancora tutto molto embrionale in quanto possiamo vedere che un tentativo molto più importante è stato fatto nel quarto trimestre del 2022 (vedere i periodi indicati nelle ellissi), ma la tendenza ha continuato al ribasso.
Una differenza che salta all’occhio, rispetto al rialzo dei tassi dell’ultimo trimestre del 2022, si può rilevare sui grafici con orizzonti temporali di più largo respiro: sul grafico mensile del Treasury notiamo che i prezzi si stanno avvicinando verso una importante zona di supporto che corrisponde ai due minimi del periodo 2006/2007. Gli oscillatori sono in divergenza con i prezzi (cioè, l’oscillatore durante il periodo esaminato ha una direzione opposta all’andamento del prezzo), e questo indica un rallentamento degli stessi. Difficile considerare al momento una inversione molto importante, visto che la divergenza avviene in un mercato ribassista, ma comunque è un segnale da non sottovalutare.
Anche sulla curva del Treasury trentennale abbiamo una divergenza, che nel periodo in cui il mercato era rialzista, ha sempre anticipato una inversione di medio termine della curva di prezzo (si vedano le inversioni legate alle divergenze del MACD indicate con delle frecce verdi). Non è detto che valgano le stesse considerazioni in un mercato ribassista, anche se una certa reazione la potremo avere (magari una fase di lateralizzazione e consolidamento).
Riassumendo, indicatori e dati macro suggeriscono che il mercato azionario potrebbe entrare nella stagionalità favorevole di fine anno e dare qualche sollievo agli investitori. Al momento però la situazione è molto embrionale e quindi è necessaria una certa cautela. Ulteriori conferme del trend le potremo avere nelle prossime settimane, sempre avendo un occhio incollato anche alle curve dei tassi.
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